I docenti precari vedranno 175 euro in meno nello stipendio. Per il Tribunale di Catania è un’ingiustizia rispetto a chi lavora a tempo pieno
Sappiamo che la scuola è maestra di vita, la magistra vitae, dicevano gli antichi romani. La prima e più importante istituzione della società è una parte importante della vita di ogni persona. Appena compiuti i tre anni, il bambino inizia effettivamente a frequentare la scuola dell’infanzia, ancora più importante per la scuola, si potrebbe dire, perché pone le basi per una vera educazione. Il modo di vivere e affrontare la scuola e gli studi può essere definito come un affare sia per gli studenti che per gli insegnanti.
Il compito di questi ultimi è ancora più arduo di quello degli studenti, poiché in ogni fase della scuola gli insegnanti hanno il compito di per così dire, formare un bagaglio intellettuale per gli studenti, forgiando così le loro teste e facendoli cadere innamorati di ogni forma di conoscenza e del sapere. Nel fare questo, c’è da dire che, però, i professori non vengono premiati né ricompensati nel modo giusto dallo Stato e a volte subiscono delle conseguenze ingiuste come quest’ultima che è stata rilevata dal Tribunale di Catania.
Perché i docenti precari avranno 175 euro in meno sullo stipendio
L’erogazione della Retribuzione professionale docente, deve essere fatta in modo fisso e regolare, e non viene legata a specifici modi di svolgere la prestazione di tutti coloro che sono predisposti a insegnare ed educare (cfr. fra le tante Cass. n. 17773/2017); poi viene detto che in base alla clausola quattro dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE, i lavoratori a tempo determinato, anche solo per poco tempo assunti, non possono avere un trattamento che appaia in modo più sfavorevole rispetto a chi lavora a tempo pieno.
Lo ha ribadito il giudice del Tribunale di Catania, della sezione lavoro, dopo che ha analizzato un ricorso fatto da una professoressa che aveva il ruolo di sostituta durante duecentotrentatré giorni nell’anno accademico 2018/2019, per una durata di tre giornate nell’ anno accademico 2019/2020 e nell’arco di quarantadue giornate nell’ anno accademico 2020/2021. Il giudice suddetto ha poi condannato il Ministero a risarcire la docente per 1.617 euro più gli aggiuntivi.
La Corte di Giustizia, spiega la sentenza nella parte inferiore, è tenuta a interpretare le leggi e la normativa dell’Unione europea e le pronunce dii questa sono assolutamente vincolanti per il giudice della nazione, che è tenuto a metterle in atto come fonte del diritto dell’UE.
